mario tomasello

the shadow mark of the surface

interview
Il segno si mostra, l'elemento grafico si nasconde, esce e rientra. Queste sono alcune componenti del lavoro di Tomasello. Egli è affascinato dalle increspature che piegano la superficie. Nelle piegature vede il lato nascosto delle cose. C'è l'idea dell'entrare e piegare il tempo e lo spazio, da cui si produce un'oscurità; da cui nascono le cose, e producono i vari sentimenti di tristezza, gioia, speranza, rabbia.
Nel suo percorso ha deciso di sperimentare. Non c'è mai un ordine preciso. Anzi, c'è ordine e allo stesso tempo non c'è ordine. L'artista si immerge nel caos del tutto. Il caos è una sostanza dove si può entrare, come in un bosco o un dedalo pieno di strade, di vicoli, di pieni, di vuoti. A volte si ha paura di perdersi nel caos e si cerca una strada, c'è sempre una strada . Bisogna riuscire a vedere nel caos, "sentire" nella moltitudine. Per Tomasello il caos è nella vita. Il suo lavoro si sviluppa a partire da esso.
Tomasello ha realizzato un quadro: è una storia che racconta il vissuto di un luogo. È andato in un piccolo paese con uno scultore ed un architetto. Volevano lavorare sulla mappa di quel territorio in cui hanno vissuto e vivono delle persone. In quel piccolo paese sono esistite ed esistono tante storie, c'è un vissuto, ci sono le famiglie. L'artista si è affacciato su quel territorio dove le persone hanno camminato, lavorato, immaginato, sognato, amato e dove sono morte. Ha tracciato le linee del territorio, che si sono trasformate dall’immaginario a linee concrete. Ha letto e preso appunti del paesaggio e ha continuato a disegnare e a sovrapporre l'esperienza. Ha rielaborato tutto pensando al sentimento delle persone che hanno condiviso quella terra quel territorio e ha creato un reticolo che è diventato una forma complessa, una trasmigrazione visiva, un'emozione.
Le opere di Tomasello non hanno titolo. Al posto del titolo hanno dei nomi. I nomi possiedono una fonetica un suono e questo è fondamentale. Il suono non definisce la mappa, la casa, la donna, ma crea un'associazione del tutto personale ed evocativa tra il nome e l'opera.
Devi realizzare le opere in modo che gli altri ci vedano qualcosa che gli appartiene, dice l'artista. Tu hai dipinto la tua storia, ora tocca agli altri completarla. Quando vediamo l'opera, è come se vedessimo uno specchio. Tu ti avvicini all'opera, la leggi, c'è una suggestione e tu stai entrando in un'emozione che ti permette di interpretare. Tu stai entrando nell'opera e, se questo accade, è straordinario.
Mentre lavora nelle sue opere, è come se Tomasello creasse un filo. Ogni linea diventa una linea di fuga. Si creano contraddizioni complesse, ma egli ama le contraddizioni. Dov'è nero è anche bianco. Egli ama le cose distanti tra di loro e gli piace unirle. Per lui la contraddizione è essenziale. Il caos è un calcolo matematico, un’armonia da svelare. C'è stato un momento in cui le cose, nella storia dell'universo, erano disordinate e poi, a un certo punto, hanno ricevuto un ordine. Tomasello ricorda che anche il caos , fino a non molto tempo fa, era visto solo come un caos incomprensibile, e un giorno, gli scienziati hanno scoperto una formula che esprime il caos. Da quel momento, da quella conferma, la visione della realtà è di nuovo mutata, l'interpretazione che il caos non è vuoto disordine, ma uno straordinario ordine si è perfezionata.
Non è vero che bisogna semplificare, dice l'artista, perché la vita è sofisticata e complessa e l'arte si approccia a tale complessità. Tomasello esprime una sua interpretazione delle cose. Se avessi dipinto una barca, continua l'artista, lo spettatore non avrebbe trovato la sua barca. Nel disordine tu invece hai trovato il tuo ordine. Io voglio navigare nel caos.


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